La lezione del maestro Keizo Ando sull’aspetto artistico del bonsai ha aperto una straordinaria finestra sulla cultura orientale (Yin), in particolare giapponese, sottolineando la diversa visione estetica del mondo tradizionale, centrata sulla sobrietà, sulla semplicità e sull’accettazione della transitorietà, a differenza del mondo occidentale (Yang) caratterizzato da “tinte forti” nell’arte, nella letteratura e nella musica.
Nella tradizione giapponese sono presenti molti elementi semplici e naturali: la casa tradizionale è in legno, carta di riso e tatami, l’abbigliamento sobrio ed essenziale, la cucina leggera e dagli aromi raffinati per soddisfare lo spirito ed i sensi, l’arte grafica e la musica.
E’ in questo contesto di cultura Yin che nasce e si sviluppa un approccio estetico nei confronti della realtà chiamato Wabi Sabi, che esalta la capacità di trovare l’armonia anche nelle cose apparentemente più dimesse, nei riti più semplici, nell’essenzialità del quotidiano. Un modello culturale che assegna una netta prevalenza alla sfera intima, privata, personale, rispetto all’esteriorità ed alla sfera pubblica.
Wabi Sabi rappresenta uno stile di vita, un’ideale estetico che cambia il modo di vedere gli oggetti, di relazionarsi con essi, restituendo all’arte del vivere saggezza ed equilibrio, sobrietà ed essenzialità.
In questa cultura nasce e si sviluppa il bonsai tradizionale giapponese e con esso la bellezza basata sulla cura dei particolari, sull’armonia, la semplicità e la raffinatezza di elementi estetici frutto di cure attente e costanti, che portano un piccolo albero ad essere fonte di serena armonia, di eleganza non ostentata e di bellezza sobria ed essenziale. E’ per questo che il maestro Ando insegna ad osservare gli alberi da sotto, a valutare i vuoti, le parti in ombra, gli elementi apparentemente secondari, e suggerisce la coltivazione di bonsai di dimensioni medio piccole, possibilmente a partire da alberelli da vivaio, da seme o da talea, cioè da materiale semplice che si presta ad essere plasmato dalle mani dell’uomo e dal tempo. Per osservare il bonsai e comprenderne le potenzialità e le caratteristiche “bisogna diventare piccoli”, solo così si può trovare lo spirito del bonsai, la forma dinamica positiva, cioè il kamae. E’ la capacità di scoprire il movimento armonico dell’albero che fa di una persona un bonsaista, naturalmente assieme alla pazienza, la costanza, il tempo e la tecnica.
Il vero bonsaista parte dal nulla e prova soddisfazioni nel percorso di sviluppo della vita dell’albero.
Ennio Santacaterina
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